Questo sito è dedicato alla mia passione per la letteratura americana contemporanea.
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Chester Himes

Chester Himes Jefferson City, Missouri (USA)
29 luglio 1909

Moraira (ESP)
12 novembre 1984




I libri che ho letto:

Corri, uomo, corri!
(Run Man Run - 1966)
Uno degli aspetti più belli nel leggere tanto è quello di "scoprire" continuamente nuovi autori capaci di entrare in contatto con il nostro immaginario e regalarci ore di sano intrattenimento oltre ad arricchire il nostro bagaglio culturale e la nostra consapevolezza di essere umano.
Chester Himes non è certamente uno sconosciuto nel panorama letterario americano ma la lettura di "Corri, uomo, corri!" ha rappresentato, per me che non lo conoscevo, una piccola rivelazione. La storia quasi banale che c'è alla base del romanzo funge da pretesto per dipingere un cupo affresco della New York degli anni '50 come metropoli tentacolare e pericolosa, soprattutto per i suoi abitanti di colore.
Nel libro di Himes si respirano le atmosfere noir tipiche delle "detective stories" mescolate alle tematiche razziali che soltanto un autore nero è in grado di affrontare con credibilità. Il risultato è qualcosa di originale e classico allo stesso tempo che personalmente ho trovato davvero interessante.
La trama di "Corri, uomo, corri!" è lineare, senza fronzoli, e cattura l'attenzione del lettore con una sapiente commistione di suspence e di azione. Si fa fatica ad interrompere la lettura e, complice anche la sua brevità, il romanzo può essere divorato in un paio di giorni (a patto di avere tempo sufficiente per leggere, ovviamente). Lo stile di Chester Himes è asciutto ed accessibile a tutti.
Consiglio questo libro senza riserve perchè si tratta di una lettura appagante che può inoltre stimolare il lettore verso una maggiore comprensione della questione razziale e delle condizioni dei neri americani all'epoca in cui sono ambientate le vicende narrate.



Cieco con la pistola
(Blind Man with a Pistol - 1969)
E' probabile che Chester Himes si rivolterebbe nella tomba se sapesse che un "rottinculo bianco" si permette di recensire la sua opera, oltretutto in poche, categoriche, righe. Questa frase d'apertura vorrebbe essere indicativa delle atmosfere che si respirano in "Cieco con la pistola", pubblicato per la prima volta nel 1969, in un periodo di grande fermento e tensioni razziali. Ma la rabbia di Himes, palpabile in questo romanzo, non si rivolge soltanto contro i bianchi, storici aguzzini e persecutori della gente di colore, ma anche contro gli stessi abitanti neri di Harlem, che si arrabattano nei modi più osceni per ritagliarsi un posto nel mondo dando vita a figure grottesche di varia miseria umana, quasi riconoscendo ad essi stessi parte della responsabilità per la loro condizione.
Lo stile di Himes è crudo e tagliente, non si preoccupa certo di compiacere il lettore e, pur avendo io letto la sola edizione italiana, sospetto che il traduttore abbia avuto le sue difficoltà a rendere efficacemente lo slang presente nel testo originale. Forse per questo motivo la lettura non è delle più scorrevoli e confesso di non essere riuscito a cogliere appieno il senso di alcuni passaggi, ma ho trovato comunque "Cieco con la pistola" coinvolgente ed emozionante quanto deve essere un buon libro, se mi perdonate la semplificazione.
"Cieco con la pistola" è dunque un pezzo pregiato della storia della letteratura americana e ancor più della cultura afroamericana, anche se l'autore aborriva tale definizione. Ritengo sia una lettura consigliabile a tutti, tranne forse ai lettori più delicati, dato il linguaggio e la violenza presente nella trama.



E se grida, lascialo andare
(If he hollers let him go - 1945)
Questo romanzo è ambientato nel 1942, quando lo sforzo bellico degli USA aveva aperto inedite possibilità di impiego per le donne e per le minoranze etniche. Questo non significa però che la popolazione nera americana avesse maggiori possibilità di integrazione, e le discriminazioni, subdole o smaccate che fossero, si perpetravano quotidianamente nei cantieri come in tutti i posti di lavoro che avevano dovuto accogliere nuova manovalanza per sostituire i tanti che si erano arruolati e si trovavano al fronte, oltreoceano.
Il protagonista della storia, Bob Jones, avverte quotidianamente sulla propria pelle scura, la tensione ed il disagio di tale situazione, in cui i neri lavorano gomito a gomito con i bianchi, senza mai dimenticare però di essere soltanto tollerati per cause di forza maggiore. Anche le aperture di credito da parte dei bianchi più illuminati, sembrano essere sottili incitamenti a restare "al proprio posto".
Nonostante la rabbia che ribolle loro dentro, i lavoratori di colore sanno bene che ogni situazione che si presenta in quel mondo di finta cooperazione, è potenzialmente foriera di guai inimmaginabili, soprattutto quando si trovano a contatto con donne bianche. La frustrazione e la voglia di rivalsa si scontrano continuamente con la necessità di mantenere un basso profilo e di recitare la parte che i bianchi si aspettano da loro. La più piccola violazione di tale imposta etichetta può scatenare una serie di conseguenze che, in breve tempo, li condurrebbe alla rovina più completa.

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