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Jerry Stahl

Jerry Stahl Pittsburgh, Pennsylvania (USA)
28 settembre 1953





I libri che ho letto:

Io, Ciccione
(I, Fatty - 2005)
Prima ancora di Charlie Chaplin e Buster Keaton la stella del cinema muto si chiamava Roscoe "Fatty" Arbuckle. Ma l'astro del corpulento attore comico tramontò in seguito a una scandalosa vicenda di cronaca in cui si trovò invischiato nei primi anni '20 (vicenda che non svelo per non guastare la lettura del libro a chi fosse interessato).
"Io, Ciccione" (dal soprannome "fatty" attribuito, suo malgrado, a Roscoe Arbuckle) è la vera storia del controverso attore americano, scritta da Jerry Stahl sotto forma di romanzo e narrata in prima persona dalla voce del protagonista. Nell'introduzione (che consiglio però di leggere solo dopo il romanzo) Stahl sostiene di aver utilizzato come fonte le vere memorie dettate da Arbuckle al suo domestico nelle sue ultime settimane di vita. Il libro sarebbe quindi una sorta di autobiografia e le numerose battute di spirito in esso presenti apparterrebbero proprio all'estro comico del protagonista.
Oltre ai numerosi spunti di interesse storico che il libro offre sul teatro vaudeville, sugli albori del cinema muto e sulla genesi di stelle del calibro di Chaplin e Keaton, "Io, Ciccione" vuole porre l'accento sul dramma interiore di un uomo che ha regalato risate a milioni di persone pur avendo avuto, sin dalla più tenera età, grandi motivi di tristezza personale.
Pienamente consapevole dell'ironia insita nell'aver trasformato una di tali sfortune, la sua obesità, in una potente arma di riscatto grazie alla sua verve comica, nondimeno Roscoe Arbuckle ha comunque sofferto amaramente per quello pseudonimo ("fatty", ciccione) con cui il grande pubblico lo identificava. Ma ancor di più dovette soffrire in seguito nel comprendere quanto l'opinione pubblica fosse pronta a crocifiggere chiunque, sobillata da una stampa astiosa e sensazionalista, capitanata dalle pubblicazioni dello spregiudicato William Randolph Hearst.
Un libro decisamente interessante, mai noioso, e con passaggi anche divertenti, nonostante l'amarezza di fondo che lo permea.

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