Il curatore di questo sito non ha nessuna qualifica o titolo in campo letterario. Le recensioni pubblicate vanno pertanto intese come semplici opinioni personali.
Newark, New Jersey (USA)
3 febbraio 1947
I libri che ho letto:
Gioco suicida
(Squeeze Play - 1982)
Scritto dall'autore sotto lo pseudonimo "Paul Benjamin", in un periodo economicamente difficile per lui, "Gioco suicida" è un riuscito omaggio da parte di Paul Auster alla letteratura "hard boiled" degli anni trenta e quaranta. Probabilmente a causa dell'innegabile talento dell'autore, oltre che della inevitabile malizia di un epoca più moderna rispetto a quella in cui scrivevano i vari Chandler, Hammett e Spillane, questo romanzo risulta, a mio avviso, anche più riuscito di molti lavori dei maestri del genere, di cui rispetta comunque tutti i canoni originari.
Il protagonista è, naturalmente, un investigatore privato, cui viene affidato un incarico delicato che lo porterà a seguire diverse piste che porteranno a sviluppi sorprendenti, come nella migliore tradizione hard boiled. La maestria di Auster sta nel mantenere un certo ordine nella trama, caratteristica che spesso mancava in molte opere del periodo d'oro del genere, spesso "intasate" di personaggi e di colpi di scena.
In definitiva ritengo questo libro una lettura piacevole, pur non rappresentativa della produzione letteraria di Auster, ben più complessa ed articolata.
Trilogia di New York
(The New York trilogy - 1985)
E' risaputo che gli scrittori mettono sempre qualcosa di se stessi nei protagonisti delle loro storie ma, in "Trilogia di New York", Auster si spinge ben oltre, mettendo in gioco addirittura il suo vero nome, il suo io anagrafico, anche se non necessariamante questo sembra incarnare la parte più autentica dell'autore. L'espediente risulta ancor più singolare se si ricorda che Auster ha usato diversi pseudonimi nel corso della sua carriera letteraria.
Ne "La città" di vetro, primo capitolo della trilogia, l'autore arriva a scomporre la propria identità, a smembrarla nelle sue diverse componenti, quasi volesse giungere al senso ultimo del proprio essere, ammesso che questo esista.
Nel seguente "Fantasmi" Auster continua a giocare con il linguaggio e la sua intrinseca incapacità di definire univocamente le cose. Nella fattispecie rifiuta l'utilizzo di nomi fittizi che non possono in alcun modo restituire al lettore l'idea che l'autore aveva di un personaggio e vengono così sotituiti da colori.
Nel conclusivo "La stanza chiusa" Auster porta alle sue estreme conseguenze il concetto di illusorietà di qualunque ruolo, giungendo a mettere in dubbio ed a confondere le stesse identità dei suoi personaggi e, in definitiva, di se stesso.
Al centro dell'intera trilogia c'è però un tentativo quasi esistenziale di rivalutazione della attività letteraria. I protagonisti (o i coprotagonisti) della trilogia sono infatti scrittori e sperimentano l'unicità di una attività che porta a modificare radicalmente la percezione stessa della realtà.
Ho apprezzato molto la "Trilogia di New York" perchè dalla lettura mi aspetto stimolo intellettuale e spunti di riflessione, oltre al mero intrattenimento, ma il libro potrebbe risultare deludente per chi da un romanzo si attende un finale di senso compiuto e palese o addirittura una "morale".
Moon Palace
(Moon Palace - 1989)
"Moon Palace" è stato il primo libro di Paul Auster che io abbia letto, nonostante non sia tra i più noti della sua cospicua produzione letteraria. Pure ad un profano quale io sono è apparsa subito evidente la qualità della sua prosa, dotata di quel gusto sontuoso tipico dei grandi classici pur appartenendo alla narrativa moderna (il libro è stato pubblicato nel 1989).
A mio avviso è possibile tracciare una divisione ideale tra la prima parte del romanzo (le prime 100 pagine circa) e la seconda parte, più lunga. Nella prima gli eventi si susseguono piuttosto rapidamente ed il lettore viene facilmente avvinto dagli sviluppi di una trama non avara di colpi di scena e risvolti drammatici, mentre la seconda parte è costituita quasi interamente da dialoghi e da narrazioni nella narrazione, il che potrebbe renderla più "pesante" per alcuni lettori.
Personalmente ho apprezzato la lettura di "Moon Palace" che mi ha lasciato con la curiosità di scoprire presto le altre opere dell'autore ma ritengo che non sia un libro adatto a tutti, a causa della lentezza della seconda parte del romanzo, che potrebbe renderlo "indigesto" a quei lettori più avvezzi ad una letteratura d'evasione e svago.