Philadelphia, Pennsylvania (USA)
7 aprile 1931

Houston, Texas (USA)
23 luglio 1989

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Confesso di essere un pò in imbarazzo nel recensire "Atti innaturali, pratiche innominabili" perchè mi ritengo solitamente in grado di apprezzare l'originalità in letteratura, ma questi racconti di Donald Barthelme sono davvero troppo assurdi per rintracciarvi una qualsivoglia forma di senso con cui il lettore possa giustificare il tempo dedicato alla loro lettura.
L'impressione che ne ho ricavato è quella di una sorta di, mi si passi il termine, masturbazione verbale, forse agevolata dagli effetti di qualche sostanza e che probabilmente potrebbe essere meglio apprezzata in condizioni alterate, ma non ho avuto occasione di verificarlo.
Non nego di aver subito il fascino, in alcuni passaggi, delle audaci acrobazie lessicali dell'autore che mi hanno vagamente ricordato quegli esercizi di fantasia che vengono spesso proposti ai bambini sulla falsariga de "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari. Ma qui siamo ben oltre il "binomio impossibile" perchè le parole tra loro aliene che Barthelme riunisce sono molteplici e lo stesso racconto che dovrebbe armonizzarle è invece più assurdo dell'accostamento stesso.
Non sarò certo io a mettere in dubbio la statura di un autore considerato tra i grandi della letteratura postmoderna, ma mi permetto umilmente di mettere in guardia chi volesse leggere questo libro che non sono riuscito ad apprezzare.