Limerick (IRL)
1964

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L'affascinante storia di un giovane irlandese che giunge negli Stati Uniti da immigrato clandestino, per scoprire una America diversa da quella immaginata al di là dell'oceano. "Emerald underground" di Michael Collins è un romanzo forte, anche crudo in diversi passaggi, che ho trovato affascinante per lo sguardo inedito sul sottobosco dei diseredati della grande "terra promessa". Non che la letteratura non si sia già abbondantemente ineteressata dei reietti della opulenta società statunitense, ma l'approccio di Collins è originale e non è nemmeno critico come ci si potrebbe attendere: lo stesso protagonista, che narra la storia in prima persona, riesce a scorgere nelle pieghe di quella che sembra una popolazione indottrinata e un pò ottusa, i veri motivi della grandezza di questo paese e ne rimane folgorato.
Ad ogni modo, non si tratta affatto di una storia "on the road", come recita la quarta di copertina dell'edizione da me acquistata (2002 manifestolibri che, tra l'altro, è piena zeppa di refusi ed errori di stampa) perchè l'intera vicenda si svolge praticamente in due posti soltanto, sebbene il secondo sia un campeggio sui monti Appalachi. Una lettura comunque istruttiva che consiglio a tutti gli appassionati della cultura statunitense, come il sottoscritto.