Philadelphia, Pennsylvania (USA)
21 luglio 1956

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Ammetto di essere generalmente un pò prevenuto nei confronti degli autori molto prolifici che sfornano un nuovo romanzo (o anche più) ogni anno ma questo non mi impedisce di saggiare personalmente anche questi scrittori, alla ricerca di sempre nuovo materiale di lettura, e per tale motivo volli leggere questo "L'ombra del coyote" di Michael Connelly, quarto romanzo di una lunga serie dedicata dall'autore al detective Harry Bosch.
Rivelo subito, a scanso di equivoci, che non sono rimasto particolarmente entusiasta della lettura, tanto da accantonare subito l'idea di procurarmi altri romanzi di Connelly.
Trattandosi di una produzione praticamente seriale l'autore si prodiga nello sviluppo di sottotrame volte a fidelizzare il lettore e la sensazione che se ne ricava è quella di leggere il soggetto di una puntata di un telefilm, nemmeno particolarmente apprezzabile (cosa che invece si può dire di molta recente serialità televisiva americana).
La trama risulta, a mio giudizio, un pò forzata ed i dialoghi sembrano un pò scontati, come quelli (appunto) di molti thriller televisivi.
Personalmente ritengo di essere un appassionato di thriller e crime-stories ma lo sono ancor prima di narrativa di qualità e credo che questo titolo sia uno dei tanti che affollano le librerie solo per soddisfare la domanda di quella schiera di lettori che invece "divorano" qualunque libro appartenga a tale genere.