Whitley City, Kentucky (USA)
Giorno? Mese? 1977

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Quello che, stando alle descrizioni, doveva essere un emozionante thriller, si è rivelato essere l'ennesimo giallo, e pure piuttosto insulso. "La cella del male" sembra raccogliere insieme tutti i luoghi comuni del genere letterario più abusato: il passato che ritorna a tormentare i protagonisti, la riunione di tutti i personaggi (tra i quali si nasconde l'immancabile assassino) in una stesa casa (nella quale peraltro nessuno accende la luce, tanto per regalare pathos gratuito al lettore), una clinica per malati di mente, la solita eroina sexy, e tutti gli altri che vi vengono in mente.
L'autore, Will Lavender, sparpaglia per la trama indizi piuttosto evidenti che il lettore, novello pollicino, sarà chiamato a raccogliere come tante briciole per giungere alla soluzione finale del mistero, che si rivelerà estremamente deludente. Peccato che quasi tutti i colpi di scena siano tanto prevedibili da apparire "telefonati".
Ma il difetto peggiore di "La cella del male" è quello comune a moltissimi gialli, ovvero che somiglia ad un gioco enigmistico più che ad un romanzo. Il piacere della lettura è praticamente assente.
E con questo temo di aver detto tutto.