Elmore Leonard - amerikana.it

New Orleans, Louisiana (USA)
11 ottobre 1925

Bloomfield Hills, Michigan (USA)
20 agosto 2013

Mi sono avvicinato ai romanzi di Elmore Leonard dopo aver visto il film "Jackie Brown", tratto dall'omonimo romanzo di Leonard e diretto da Quentin Tarantino, e sono rimasto inizialmente affascinato dallo stile tagliente ed asciutto dell'autore. Le vicende si dipanano a ritmo serrato, prendendo spesso pieghe impreviste ed imprevedibili, e l'interesse del lettore resta desto fino alla conclusione della storia. Insomma, si tratta di autentico "thriller" nella sua miglior forma (in realtà sarebbe "Crime Fiction" ma non mi viene in mente una adeguata traduzione italiana del genere).
Ho iniziato così ad acquistare e leggere praticamente tutti i libri di Leonard, a cominciare proprio da "Jackie Brown" e "Il Grande Salto", che ho entrambi apprezzato, ma ben presto il mio entuisiasmo ha cominciato a scemare, a causa della ripetitività di alcuni elementi narrativi e ad alcune cadute nel banale che mi è parso ravvisare nelle storie di Leonard.
Il "vizio" più evidente dell'autore è quello di infarcire i suoi romanzi di tanti personaggi che continuano a spuntar fuori ed a rincorrersi per tutta la trama, generando a volte nel lettore una certa legittima confusione. Generalmente in ogni romanzo di Leonard ci sono almeno una ventina di personaggi principali, alcuni dei quali anche con nomi simili, quasi a voler deliberatamente rendere più difficili le cose al lettore. Spesso si è costretti a tornare indietro di pagine e pagine per rispondere alla domanda "e mo' chi era questo?", oppure si decide di proseguire per inerzia anche senza ricordare chi ha fatto cosa.
Per farvi capire quanto sia evidente questa caratteristica di Leonard vi basti sapere che leggendo "Quando le donne aprono le danze" sono arrivato fino a metà libro prima di accorgermi che non si trattava di un romanzo, bensì di una raccolta di racconti! Ero stato abituato dall'autore a ritrovarmi a che fare con personaggi nuovi in ogni capitolo!
A parte ciò, a lasciarmi perplesso, sono state anche alcune soluzioni narrative un pò banali o inverosimili, insieme ad un "pantheon" di protagonisti che non sempre risultano sufficientemente caratterizzati. Sebbene l'autore si impegni a fornirci un ritratto completo dei suoi "duri", spesso viene spontaneo considerarli come dei comuni Rambo da film di cassetta. Certo, hanno qualche scheletro nell'armadio, qualche debolezza, a volte non sono nemmeno particolarmente giovani e belli, ma comunque le donne cadono ai loro piedi, hanno più vite di un gatto e si fanno rispettare con le buone o con le cattive, spesso rispolverando un lessico da letteratura hard-boiled degli anni '40. Probabilmente questo è dovuto anche a un deliberato omaggio di Leonard alla letteratura noir di Chandleriana memoria, ma il risultato finale, secondo me, porta un pò di noia nel lettore intenzionato a sciropparsi tutte le opere dell'autore.
Se accettate un consiglio, mettete sempre un bel pò di tempo ed altre letture tra un romanzo e l'altro di Elmore Leonard, se proprio volete leggerne più di uno.
Il romanzo che ho più apprezzato è stato "Killshot", mentre tra i peggiori metterei il sopravvalutato "Hot Kid" ed il suo seguito "Su nella stanza di Honey".

I libri che ho letto:

Il grande salto

(The Big Bounce - 1969)