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Henry Roth

Henry Roth Tysmenitz, Galizia (Impero austro-ungarico)
8 febbraio 1906

Albuquerque, New Mexico (USA)
13 ottobre 1995




I libri che ho letto:

Una roccia per tuffarsi nell'Hudson
(A Diving Rock on the Hudson - 1995)
"Una roccia per tuffarsi nell'Hudson" è un corposo romanzo di formazione piuttosto originale ma che può risultare lento e pesante in molti punti. E' il secondo libro di una quadrilogia realizzata da Henry Roth ben sessant'anni dopo il suo unico successo editoriale "Chiamalo sonno" del 1934.
Ambientato nella New York degli anni '20 il romanzo ha sicuramente un valore aggiunto per coloro che sono interessati alla storia ed alla cultura americana, come il sottoscritto. Ho vissuto la lettura di questo libro come una esperienza interessante e penso di leggere anche le altre opere dell'autore ma non saprei se consigliare "Una roccia per tuffarsi nell'Hudson" a tutti i lettori: prima di cimentarvi con questo libro tenete presente che è lungo 450 pagine e che la prosa può risultare un pò criptica in diversi passaggi (soprattutto gli intermezzi introspettivi che spezzano la narrazione a intervalli irregolari).



Legàmi
(From Bondage - 1996)
"Legàmi" è il terzo volume della monumentale saga cui Henry Roth ha dato vita con grande sforzo creativo nella parte finale della propria vita, ed ha visto la pubblicazione soltanto dopo la scomparsa dell'autore, avvenuta nel 1995.
Nonostante non avessi apprezzato esageratamente il precedente volume, devo ammettere di essere rimasto affascinato dal protagonista Ira Stigman, evidente trasposizione fittizia dello stesso autore, e intendo completare la lettura dell'intero ciclo, che può essere considerato un lunghissimo romanzo di formazione in più volumi.
Questo capitolo, in particolare, è forse ancor più lento del precedente nello sviluppo narrativo, che comprende ben pochi eventi e infinite elucubrazioni, ma riesce comunque a risultare coinvolgente, in un certo modo, o almeno per me è stato così. Ancora una volta ho trovato decisamente interessante l'affresco della New York anni '20 che l'autore riesce a rendere con incredibile vividezza, nonostante i tanti decenni trascorsi, così come i tanti riferimenti alla cultura ed alla tradizione ebraica, nonostante io non abbia gli strumenti culturali per apprezzarli appieno.
Alla soglia dei novant'anni di età l'autore rammenta con lucidità insospettabile così tanti particolari ed aneddoti della propria giovinezza da far riflettere sul fatto che, sebbene la vita possa essere molto lunga, non sono poi molti i periodi realmente memorabili in ciascuna esistenza umana.

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